MISTERO TRA I MARI

A cura di Luigi Olita.

 

L'esplosione avvenuta la settimana scorsa nel Golfo dell'Oman che ha coinvolto la petroliera Mercer street, appartenente ad un armatore israeliano, ha fatto crescere la tensione all'interno dello scacchiere mediorientale. La Mercer Street non solo è stata danneggiata dalla conflagrazione causata probabilmente, secondo gli analisti militari americani e israeliani, da un drone o un missile, ma ha perso due membri del suo equipaggio. Un cittadino rumeno ed un cittadino britannico, quest'ultimo capitano della petroliera, dunque facendo drizzare le antenne anche a Londra. Il governo israeliano, con un Naftali Bennet sul piede di guerra, ha puntato il dito contro l'Iran, ritenendolo responsabile dell'attacco e dunque accusandolo di terrorismo. Il ministro degli esteri di Tel Aviv, Yair Lapid, si è attivato dal punto di vista diplomatico per portare il caso alle Nazioni Unite, in modo tale da mettere all'angolo Teheran grazie al supporto di Usa, Gran Bretagna e Romania. 

Gli USA pur ritenendo Teheran il possibile responsabile dell'attacco, stanno mantenendo un profilo basso per cercare di testare il terreno e recuperare l'accordo sul nucleare stracciato dall'amministrazione Trump, mentre la Gran Bretagna si è posizionata subito in prima fila per dare sostegno a Tel Aviv. L'Iran, dopo le prime ore di silenzio, si è espresso tramite il ministero degli affari esteri, bollando le accuse di Israele come false. Il silenzio iniziale iraniano, nonostante sia stato caratterizzato dalle seguenti smentite, ha preso le caratteristiche delle tattiche utilizzate in passato da Israele, proprio quando a subire gli attacchi era Teheran. Infatti, la tattica del Mossad era quella ne di confermare ne di smentire gli attacchi, celando in questo caso un velo di mistero sull'accaduto e mettendo in risalto la pericolosità del servizio segreto estero di Israele. Ovviamente ad essere accusati come primi colpevoli dell'attacco sono proprio le guardie della rivoluzione islamica, che spesso e volentieri agiscono come cani sciolti rispetto al governo, anche se proprio in questi giorni le cose nella terra degli Ayatollah potrebbero prendere una piega diversa. 

Infatti il presidente eletto Ebrahim Raisi ha giurato come successore di Hassan Rouhani dando avvio ad un nuovo periodo per la Repubblica Islamica. I Pasdaran sono il corpo d'elite molto vicino al nuovo presidente che si è espresso, contrariamente al predecessore moderato, in modo fermo e senza compromessi rispetto agli USA ed Israele. È notizia delle ultime ore che nel Golfo Arabico altre navi sono state dirottate suscitando tensioni anche all'interno dello scacchiere commerciale. In questo contesto molto caldo le potenze coinvolte nell'accaduto, d'accordo con l'attività diplomatica di Lapid, stanno considerando di reagire in modo proporzionale al possibile attacco iraniano, senza, però, menzionare una risposta militare. Minacce che non sembrano spaventare Raisi, il quale forte del sostegno della guida suprema e dei Pasdaran, nuovi "immortali" al servizio della Repubblica, ha già puntato i piedi per terra annunciando ritorsioni verso Israele. Dall'altra parte Bennet ha messo le cose in chiaro, anche per dimostrare il suo passato nelle forze speciali dell'IDF e per sapere tenere testa all'eredità lasciatagli dal predecessore Nethanyau. Le cose in questo caso si metterebbero male anche per la Casa Bianca che starebbe cercando di recuperare l'accordo sul nucleare, nonostante le riluttanze di alcuni falchi dell'amministrazione sia al dipartimento di Stato, sia all'interno del comparto intelligence. In questo caso, le mosse dei vari attori occidentali dovranno essere più che ponderate, vista la fermezza dimostrata da Teheran e soprattutto dai suoi numerosi proxy nella zona, ad iniziare da Hezbollah. Il confronto tra i due falchi, Bennett e Raisi, è soltanto all'inizio.

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