TELEFONATA MILLEY-GERASIMOV: PRIMI SEGNALI DI APERTURA?

A cura di Luigi Olita 

Nella giornata di ieri la telefonata fatta dal Capo di Stato maggiore congiunto delle forze armate americane al suo omologo russo Valéry Gerasimov, ha destato molto interesse. Dal 24 febbraio Russia e Stati Uniti non hanno mai intrapreso nessuna attività di comunicazione, e la telefonata di ieri su iniziativa del Generale americano Milley arriva subito dopo quella fatta tra il segretario alla difesa americano Lloyd Austin con l'omologo russo Sergej Shoigu. Il confronto tra Milley e Gerasimov si è concentrato principalmente su problemi inerenti la sicurezza mondiale e soprattutto sul conflitto in Ucraina. Sempre in questi giorni gli Stati Uniti avevano espressamente chiesto, proprio durante il confronto tra Austin e Shoigu, un cessate il fuoco in Ucraina, ottenendo ovviamente il rifiuto da parte russa.

L'apertura dei canali militari tra Washington e Mosca si apre dopo quasi tre mesi di guerra, dove l'Ucraina continua ad essere sostenuta dagli USA e dalla Gran Bretagna con il resto degli alleati della NATO, e la Russia fatica ad avanzare in molte zone del Paese, eccetto il sud est, vista la forte resistenza da parte di Kiev e dalle attività di supporto di intelligence da parte di Washington. A ciò si aggiunge la decisione di Svezia e Finlandia di aderire alla NATO, abbandonando la posizione di neutralità e che quindi potrebbe in qualche modo fare peggiorare la situazione nel contesto europeo. Nelle ultime ore il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ha riaperto alle trattative con l'Ucraina, ottenendo un prevedibile rifiuto da parte di Kiev. Quindi, l'apertura dei canali diplomatici, gestiti in questo caso dalle alte cariche militari delle due grandi potenze coinvolte, direttamente ed indirettamente, nel conflitto in Ucraina è fondamentale per quanto riguarda il monitoraggio della situazione. Un cambio di passo rispetto ad un mese fa, quando proprio gli USA affermarono che l'obiettivo sarebbe stato quello di ridimensionare la macchina militare russa nel corso del conflitto, dunque procedendo ad un indebolimento dell'apparato militare.

TELEFONATA MILLEY-GERASIMOV: PRIMI SEGNALI DI APERTURA?

BIDEN CHIAMA A RAPPORTO GLI ALLEATI NEL CUORE DELL'EUROPA

A cura di Luigi Olita 

Il presidente americano Joe Biden ha chiamato a rapporto gli alleati della NATO e non per un incontro il 26 aprile. La situazione in Ucraina sta prendendo una piega sempre più grave, con l'esercito russo che non intende indietreggiare sul Donbass e sulla fascia costiera e l'esercito ucraino determinato a continuare la resistenza anche grazie alla determinazione del battaglione nazionalista e neonazista degli Azov. Gli USA hanno varato un nuovo pacchetto di invio di armi per 800 milioni di dollari e la Gran Bretagna ha mandato in Ucraina sin dalla scorsa settimana un gruppo di addestratori appartenenti alle forze speciali della SAS, cioè la special air service. In queste ore proprio Downing street ha rincarato la dose contro il Cremlino, poiché lo stesso Boris Johnson ha affermato che le armi inviate a Kiev serviranno per colpire anche il territorio russo, cosa che sta accadendo ultimamente con piccole incursioni da parte dell'esercito ucraino, che ha oltrepassato il confine russo per colpire villaggi e depositi di armi.

La risposta da parte di Mosca non si è fatta attendere, poiché il ministero degli esteri russo ha affermato che seguendo tale logica la Russia sarebbe giustificata a colpire i paesi della NATO. Dunque la tensione è estremamente alta e tende a non diminuire, nemmeno dopo la visita del segretario generale dell'ONU a Mosca. Il Donbass e la Crimea sono gli obiettivi principali di Putin, il quale ha puntato i piedi contro Gutierrez che cercava invano un cessate il fuoco. Proprio mentre Londra va a muso duro contro Mosca, Joe Biden in queste ore ha riunito nella base militare di Ramstein, in Germania, gli alleati della NATO, ma anche rappresentati di altri Paesi non appartenenti all'Alleanza Atlantica, ma fondamentali per creare un muro contro Mosca. Oltre all'Ucraina, protagonista del conflitto, anche la Finlandia e la Svezia hanno presenziato con i loro rappresentanti, essendo le due nazioni più gettonate e desiderose di entrare nella NATO dopo l'invasione russa di febbraio. Dal Medioriente sono arrivate le presenze di Israele, da subito mediatore nel conflitto, e della Giordania. Il Qatar è stato invitato a presenziare come nuovo attore strategico nel contesto delle petrolmonarchie del Golfo, soprattutto dopo che l'Arabia Saudita ha deciso di incrementare i suoi legami con Mosca e con Pechino, facendo preoccupare Washington. 

L'Italia, attore strategico in ambito NATO e nel contesto europeo, è presente con il ministro della difesa Lorenzo Guerini. Il nostro Paese si è sin da subito schierato al fianco di Washington e di Kiev dopo l'invasione di febbraio, ed ha assicurato il sostegno con l’invio di armi all'esercito ucraino. Una decisione poco apprezzata a Mosca che potrebbe in seguito attuare ritorsioni contro Roma soprattutto in ambito cyber, se nel peggiore dei casi il conflitto dovesse allargarsi in futuro. Come riportato da Insideover, anche Giappone e Corea del Sud sono stati convocati dall'alleato americano per discutere della situazione in Ucraina. Il raduno di Ramstein è fondamentale per capire quanto gli USA e la Gran Bretagna siano intenzionati a far continuare il conflitto in Ucraina e determinare il logoramento della Russia con l'obiettivo di indebolirla militarmente. Ciò è stato spiegato chiaramente dal segretario alla difesa americano, il generale Lloyd Austin, il quale sta plasmando la nuova strategia per ridimensionare l'apparato militare russo con l'obiettivo di polverizzarlo in Ucraina mediante armi americane, ma senza spendere un solo marines. Dunque la strategia di combattere fino all'ultimo ucraino sta portando la NATO a rifornire di armi l'esercito ucraino, e dopo le prime avvisaglie di Mosca, proprio nei prossimi giorni le mosse del Cremlino in ambito energetico di chiudere i rubinetti di gas, inizieranno ad attuarsi con i primi Paesi alleati di Washington, dunque Polonia e Bulgaria.

BIDEN CHIAMA A RAPPORTO GLI ALLEATI NEL CUORE DELL'EUROPA

SVEZIA E FINLANDIA AD UN PASSO DALLA NATO

A cura di Luigi Olita 

La decisione che il governo finlandese e proprio in queste ore, quello svedese, hanno preso, cioè quello di chiedere formalmente l'ingresso all'interno dell'Alleanza Atlantica, è un vero e proprio scacco matto per Mosca. L'invasione dell'Ucraina ha messo in allarme i due paesi nordici, che hanno deciso, per timore e per salvaguardare la loro sicurezza nazionale di abbandonare i loro status precedenti l'invasione. La Finlandia infatti, sin dagli anni Quaranta del Novecento ha adottato una politica di neutralità, nonostante i dissidi con l'URSS per la Guerra d'Inverno, e la Svezia ha deciso di intraprendere lo stesso cammino. Le reazioni dal Cremlino dopo la decisione di Helsinki di abbandonare la politica di neutralità e chiedere l'integrazione all'interno dell'orbita Atlantica non si sono fatte attendere, poiché il vice ministro degli affari esteri, Sergej Ryabkov ha affermato che la decisione della Finlandia avrà forti ripercussioni sul futuro dei due Paesi. Di diverso avviso è stato Vladimir Putin, il quale ha affermato che la decisione di Helsinki non mina affatto la sicurezza della Russia, poiché i rapporti tra Mosca e la Finlandia si sono sempre mantenuti stabili e senza minacce. Ovviamente una delle prime azioni messe in atto dopo ciò, è stata la sospensione dell'energia elettrica dalla Russia alla Finlandia. 

Dunque con le decisioni dei due governi, l'allargamento dell'Alleanza Atlantica procede ma a primo impatto senza destare un'eccessiva preoccupazione al Cremlino. Ciò sarebbe dettato dal fatto della diplomazia cordiale tra i tre Paesi e soprattutto che a differenza dell'Ucraina non era presente già un conflitto alle porte della Russia in territorio finlandese. A porre però un muro alle decisioni all'interno della NATO è ovviamente Erdogan, il quale ha posto il veto per l'entrata dei due Paesi nell'alleanza militare, giustificando il fatto con l'accusa nei confronti di Stoccolma di finanziare il PKK, cioè il partito dei lavoratori del Kurdistan e di sostenere alcuni suoi membri in territorio nazionale. La presa di posizione di Erdogan, per quanto possa essere veritiera, nasconderebbe in ogni caso un timore per un possibile aggravarsi della situazione tra NATO e Russia e la paura dello scoppio di un conflitto su larga scala che potrebbe arrivare sino alle porte della Turchia. Erdogan si è da sempre posto come mediatore tra Ucraina e Russia, pur rifornendo di droni Bayraktar TB-2 Kiev. Ovviamente la sua diplomazia mira a prevenire un allargamento del conflitto e delle tensioni dopo le ultime decisioni, che nonostante vengano reputate da Putin come non preoccupanti, a lungo andare potrebbero essere davvero la causa scatenante di una escalation ben più grave rispetto al teatro ucraino. Con ciò, il braccio di ferro del Sultano con Washington prosegue, ed Erdogan pare non essere per nulla intenzionato a mollare la presa.

SVEZIA E FINLANDIA AD UN PASSO DALLA NATO

LA GUERRA IN UCRAINA COME LABORATORIO PER TAIWAN

A Cura di Luigi Olita.

La guerra che si sta combattendo tra Russia ed Ucraina sta coinvolgendo sempre di più gli
attori esterni alleati di Kiev. Parliamo della maggior parte dei paesi della NATO, con Gran
Bretagna, Francia, Italia e USA in prima linea contro Mosca.
L'invio di armi a Kiev è incessante, e proprio in questi giorni è venuta fuori la notizia che
addestratori militari appartenenti alla SAS britannica, cioè lo special air service, le forze speciali
di sua maestà, si trovano in territorio ucraino per supportare l'esercito di Kiev.
Come prevedibile, Londra fa sentire il suo peso in Ucraina, rendendo Kiev sua protetta contro
l'eterno nemico russo. Da parte russa, invece, gli Stati, che hanno supportato alle Nazioni Unite
Mosca quando si è votato per la cacciata della Russia dalla commissione per i diritti umani,
hanno mostrato in quella circostanza il loro peso in sede istituzionale a favore di Mosca.
Ovviamente, inutile dire che il primo alleato di Mosca in questa diatriba, nella guerra di Putin
contro tutti, è proprio la Cina.
Pechino ha affermato ancora una volta il rafforzamento della cooperazione militare ed
economica con Mosca, senza però rompere i rapporti con Kiev. Il rapporto tra Pechino e Kiev
nel settore economico e commerciale è fondamentale, poiché l'Ucraina figura come il terzo
partner commerciale della Cina e dal 2017 è entrata a fare parte della Belt and Road Iniziative.
La politica strategica di Pechino, che punta ad erigere un muro contro la NATO, ma allo stesso
tempo preservare le sue attività di cooperazione con gli Stati coinvolti o meno nel conflitto,
hanno anche un secondo obiettivo. Chiamasi Taiwan, e di cui la Cina è la spada di Damocle
pronta a calare giù da un momento all'altro.
La politica intimidatoria cinese verso Taipei si è fatta sempre più stringente negli ultimi anni, ma
in questi mesi, anche per le rassicurazioni di Joe Biden verso la piccola Repubblica di Cina, la
pazienza del PCC ha quasi raggiunto il culmine.
Ovviamente la guerra in Ucraina ha permesso ai vertici cinesi di colpire gli USA con una
comunicazione più pesante del solito, soprattutto con l'obiettivo di fare sentire il proprio peso in
quello che potrebbe succedere nello stretto di Taiwan contro le possibili ingerenze americane.
Importante l'ultima visita di una delegazione del Congresso americano risalente alla settimana
scorsa, che ha visto i senatori USA incontrare le autorità taiwanesi.
Ciò ha destato irritazione nello stato maggiore del partito comunista cinese, contribuendo a far
alzare i toni.
La strategia di Pechino, che si presenta nello stare ad osservare le mosse sia dell'alleato russo
che dell'avversario americano, vede l'Ucraina come un laboratorio per organizzare le sue future
mosse per la possibile presa di Taiwan.
Non è un mistero che Pechino abbia nella sua agenda di politica militare ed estera quella di
annettere definitivamente la piccola Repubblica di Cina; e proprio le azioni belliche in Ucraina
ed il comportamento della NATO e di Washington in questo contesto sono utili a Pechino per
capire come potrebbe muoversi Washington se l'annessione di Taiwan dovesse mai iniziare.
Ovviamente sia l'Ucraina che Taiwan sono lunghi strategici dove Washington può avere il
controllo delle azioni dei suoi due più acerrimi avversari, anche se l'utilizzo della filosofia dei 36
stratagemmi cinesi da parte di Pechino continua a dimostrare la fluidità e la fermezza cinese
alla NATO, impegnata al logoramento di Mosca nel granaio d'Europa.

LA GUERRA IN UCRAINA COME LABORATORIO PER TAIWAN

SVEZIA E FINLANDIA SOTTO LA PROTEZIONE DEL REGNO UNITO

A cura di Luigi Olita 

La missione del primo ministro britannico Boris Johnson in Svezia e Finlandia ha messo nuovamente in allarme la Russia. Sia Helsinki che Stoccolma hanno chiesto espressamente di entrare nella NATO in tempi brevi, e proprio in queste ore si è discusso nel parlamento finlandese la possibilità di entrata di Helsinki, in tempi brevi, all'interno dell'Alleanza. Una mossa che ha fatto ulteriormente agitare Mosca, la quale ha parlato di minaccia alla sua sicurezza nazionale se la cosa dovesse concretizzarsi. Ovviamente uno dei grandi protagonisti della NATO ma soprattutto all'interno di questa guerra che vede opporsi Mosca all'Ucraina e dietro le quinte Washington e la NATO, è proprio Londra. Ancora più determinata di Washington sul campo, la Gran Bretagna, già con l'operato della sua intelligence che svolge un ruolo dettagliatissimo riguardo le informazioni recepite sulle perdite russe e sul supporto all'esercito ucraino, si è anche attivata diplomaticamente cercando di rassicurare Svezia e Finlandia riguardo la loro entrata nella NATO e su un possibile attacco russo durante il tempo delle trattative. 

L'obiettivo di Londra è chiaro, e collima perfettamente con quello del Pentagono di logorare la macchina militare russa sul suolo ucraino. Dunque se dovesse avvenire un attacco alla Svezia ed alla Finlandia nel lasso di tempo nella loro entrata nella NATO, la Gran Bretagna non esiterà ad intervenire a fianco delle due nazioni per fronteggiare Mosca. Con queste ultime intese, unite anche al fatto che Londra è al comando della forza di spedizione congiunta, cioè l'alleanza militare che comprende i paesi baltici e nordici, i venti di guerra si alzano più che mai. Anche le ultime dichiarazioni dell'ex presidente russo Medvedev non sono rassicuranti, poiché il continuo rifornimento di armi a Kiev non farebbe altro che aumentare lo spettro dell'utilizzo dell'arma nucleare. Il contesto è più infiammato che mai e la presa di posizione di Londra oltre a legarsi ed essere coerente con la Global Britain, mette in risalto i conti con la storia che il Regno Unito è determinato a mettere a posto con il suo storico avversario.

SVEZIA E FINLANDIA SOTTO LA PROTEZIONE DEL REGNO UNITO

LA GUERRA IN UCRAINA RISVEGLIA IL PERICOLO NUCLEARE

A cura di Luigi Olita

Un fantasma si aggira per l'Europa, ed è quello del pericolo nucleare. 

Le dichiarazioni del direttore della CIA, William Burns, riguardo la Russia sono state allarmanti; infatti secondo l'intelligence americana, Putin, in preda alla disperazione, potrebbe ricorrere alle armi nucleari come prossima mossa. 

LA GUERRA IN UCRAINA RISVEGLIA IL PERICOLO NUCLEARE

LE AZIONI AMERICANE RALLENTANO MOSCA

A cura di Luigi Olita 

Non è un mistero che oltre ai pesanti finanziamenti arrivati in primis da Washington e Londra, in Ucraina ci sia un forte via vai di consiglieri militari e di intelligence a supporto dell'esercito ucraino. Il fatto però che il ruolo di Washington e della sua intelligence si fermi solo all'addestramento fa riflettere; infatti le notizie trapelate in questi giorni sul New York Times che parlano del ruolo fondamentale dell'intelligence americana in alcune operazioni in Ucraina che hanno causato un rallentamento delle truppe russe e soprattutto, cosa ancora più importante, l'uccisione di una quindicina di Generali russi, cambierebbe del tutto l’idea di questa guerra. Così gli USA avrebbero un ruolo fondamentale offensivo nel conflitto tra Mosca e Kiev, ma mettendo ancora più in risalto il fatto che ciò che si sta combattendo da febbraio è una guerra per procura tra Washington e la NATO, contro Mosca. Anche le dichiarazioni del segretario alla difesa americano riguardo l'indebolimento ed il ridimensionamento della macchina militare russa devono fare riflettere sui veri obiettivi di Washington, che di sicuro non si rifanno a negoziati di pace. 

Dunque con l'invasione di febbraio gli scopi dell'Occidente si sono concretizzati per mettere in atto azioni contro Mosca, con l'obiettivo di logorarla sul campo di battaglia chiamato Ucraina. Ovviamente alla fuga di notizie sul New York Times, l'amministrazione Biden non ha di certo reagito bene, poiché il Consiglio per la sicurezza nazionale degli USA ha bollato come irresponsabili le notizie trapelate. A ciò si aggiunge il fatto che secondo la NBC news l'intelligence americana avrebbe avuto un ruolo importante nella localizzazione e nel fornire informazioni utili all'esercito ucraino ed alla sua intelligence riguardo la nave ammiraglia Moskva. L'affondamento di quest'ultima è stata un duro colpo per il Cremlino ed una vera e propria vittoria di cui si sono fregiati i militari ucraini, ma che presumibilmente senza un supporto di intelligence avanzato come quello americano forse non sarebbero riusciti nel loro obiettivo. Questi fatti trapelati sulla stampa americana, che mettono in imbarazzo la Casa Bianca, abituata a lavorare da dietro le quinte in questo conflitto, di certo non aiutano al raggiungimento della pace, ma allo stesso tempo spiegano chiaramente che l'obiettivo sia da parte di Mosca, che sta conducendo azioni di conquista del territorio, sia da parte di Washington, non è per il momento il raggiungimento di una trattativa di pace. Con l'approvazione degli ultimi pacchetti di armi e con il supporto di intelligence ormai diretto contro Mosca la guerra potrebbe prendere una piega molto peggiore del previsto. Non si parla di negoziati, Polonia e Gran Bretagna, quest’ultima ha sul territorio ucraino militari delle forze speciali della SAS, sono in prima linea contro Mosca. Dopo l'uccisione dei generali, di cui Washington ha la maggior parte della responsabilità, l'allargamento del conflitto non sarebbe da escludere, ipotizzando nella peggiore delle ipotesi uno scontro diretto tra i due blocchi.

LE AZIONI AMERICANE RALLENTANO MOSCA

LA CYBERWARFARE NEL CONFLITTO RUSSO UCRAINO

A cura di Luigi Olita

La guerra che si combatte tra Russia ed Ucraina da otto anni e che si è concretizzata a febbraio del 2022 con l'invasione russa, si sta combattendo in realtà in modi diversi. Dalla guerra convenzionale sul campo, al ruolo fondamentale dell'intelligence, che vede i servizi segreti russi in piena attività, e soprattutto la longa manus delle intelligence occidentali con i servizi americani e britannici. In questo contesto, la componente cyber non manca, poiché sia il ruolo della cyber intelligence che della cyber guerra stanno svolgendo un ruolo fondamentale all'interno del conflitto. Il recupero di informazioni all'interno del cyber spazio è fondamentale per anticipare le mosse dell'avversario, e soprattutto attaccare al momento appropriato. È fondamentale anche il ruolo svolto dagli hacker al servizio sia del Cremlino, sia di coloro che hanno deciso di sposare la causa Ucraina, ad iniziare da una parte di Anonimous, il quale sta dando del filo da torcere alle difese cyber di Mosca.

L'esercito cyber di Mosca ha messo a punto delle nuove armi da utilizzare contro l'Ucraina, ad iniziare da nuovi malware. Tra questi figurano Cyclops Blink, il nuovo malware utilizzato dal gruppo di hacker al servizio della Russia, Sandworm. Sandworm è un gruppo di hacker collegato all'intelligence russa, e che sarebbe anche composto da numerosi ufficiali del GRU, l'intelligence militare russa. La mano di Sandworm era già stata vista in passato quando vennero compiuti cyber attacchi contro l'Ucraina sia nel 2015 che nel 2017 con il rasomware Not Petya. Il nuovo Cyclops Blink, ha lo scopo di colpire i firewall ed ottenere l'accesso alle reti indebolite. Il nuovo malware, appare diverso dal malware VPNFilter scoperto nel 2018 e viene utilizzato dal gruppo Sandworm per accedere alle reti da remoto. Cyclops Blink viene considerato come un malware "altamente sofisticato” e “sviluppato professionalmente”, che avrebbe anche la capacità di caricare e scaricare file da macchine infette e soprattutto, consentirebbe di aggiungere nuove funzionalità al malware già in esecuzione. Sicuramente oltre al Cyclops Blink, il malware più famoso che sta caratterizzando la guerra tra Russia ed Ucraina, è Hermetic Wiper. Questo virus avrebbe la capacità di piegare in pochissimo tempo le reti avversarie, grazie alla sua capacità di compromettere i dati. Hermetic Wiper è una delle armi utilizzate nel conflitto tra Mosca e Kiev, ed è uno degli strumenti più letali nelle mani dei cyber agenti di Mosca. Diversamente dai comuni rasomware, l'attacco di Hermetic Wiper impedisce il ripristino del sistema, e soprattutto obiettivo principale sono proprio le infrastrutture critiche ucraine a pagarne le conseguenze. Le azioni di Hermetic Wiper consistono nel distruggere intenzionalmente i dati presenti su un dispositivo rendendoli dunque non più recuperabili e minando il funzionamento del sistema operativo.

Ovviamente l'esercito cyber di Mosca ha numerose armi a disposizione per mettere sotto scacco l'Ucraina, anche se dietro la cyber difesa di quest'ultima il ruolo degli USA e della Gran Bretagna gioca un ruolo fondamentale. In questo contesto, oltre alle agenzie di intelligence statali dei Paesi che stanno aiutando Kiev, un ruolo importante, come accennato prima, viene svolto dal collettivo Anonimous, il quale ha dichiarato guerra al Cremlino e sta prendendo le difese di Kiev. C'è da sottolineare che come gruppo hacker, pur difendendo la causa dell'Ucraina e compiendo atti ostili contro la Russia, non tutto Anonimous sposa la causa ucraina, poiché non tutto il collettivo agisce in modo unito per sposare le cause mondiali. Anzi, molti sosterrebbero che dietro il gruppo che sostiene Kiev, ci sia la stessa CIA. Dunque la nuova guerra segreta che si sta combattendo oltre al conflitto convenzionale ha lo scopo di mettere fuori gioco infrastrutture critiche semplicemente con un computer, e soprattutto gli avvenimenti verificatisi poco prima dello scoppio del conflitto che hanno visto infrastrutture critiche ucraine come ministero della difesa e delle finanze sotto attacco cyber, hanno dato un'idea di ciò che si sarebbe poi profilato all'orizzonte qualche settimana dopo. La guerra parallela al campo di battaglia, all'aria ed al mare, vede il cyber spazio come terreno di gioco, e che non coinvolgerà solo Mosca e Kiev, ma numerosi sono gli attori che hanno già schierato i loro cyber agenti.

LA CYBERWARFARE NEL CONFLITTO RUSSO UCRAINO

LA TURCHIA PROCEDE CON I DOPPI GIOCHI IN UCRAINA

A cura di Luigi Olita 

La strategia di Washington all'interno della guerra in Ucraina contro Mosca, dunque una guerra per procura per dilaniare ed affossare l'apparato militare russo secondo una strategia ben chiara dei vertici del Pentagono, sta avendo problemi sul fronte dell'Alleanza Atlantica. Ancora una volta, a giocare il ruolo di protagonista in questa situazione è proprio la Turchia, che con il presidente Erdogan, sta continuando la strategia del doppio gioco con Russia ed Ucraina, mettendo in seria difficoltà la NATO. Non è un mistero che la Turchia, seppur membro importante della NATO per via del suo forte peso militare e per la sua posizione strategica grazie alla base di Incirlyck, sia una mina vagante. Questo comportamento adottato da Ankara, che ha indispettito non poco Washington in questi anni, va avanti dall'inizio del 2016, quando la Turchia decise di acquistare sistemi antimissile S-400 da Mosca. 

L'accordo con quest'ultima è stata una spina nel fianco della Casa Bianca durante questi anni, e soprattutto gli avvenimenti attuali in Ucraina stanno deteriorando sempre di più i rapporti in seno alla NATO. Infatti, nonostante Erdogan abbia più volte espresso la sua volontà a porsi come mediatore tra la Russia e l'Ucraina, non ha mai adottato sanzioni pesanti contro Mosca e dunque allontanandosi dalle direttive di Washington per combattere la Russia. Allo stesso tempo, però, non ha mai smesso di fornire i famigerati droni Bayraktar TB-2 all'Ucraina, che stanno causando non pochi problemi alla Russia. Ultimamente dunque la situazione è andata peggiorando, poiché la Turchia si è rifiutata di partecipare alle esercitazioni militari della NATO in Grecia, che si terranno dal 9 al 22 maggio, ed hanno come casus belli proprio alcune diatribe storiche tra i due Paesi su alcuni territori contesi dell'Egeo, ma ciò nasconderebbe anche le ultime vicende nel contesto ucraino.


Ultimamente, Ankara sfidando ancora di più gli USA e alzando ulteriormente la voce, ha assestato un colpo basso ai suoi stessi alleati della NATO, poiché grazie alla convenzione di Montreux, ha chiuso lo stretto del Bosforo e dei Dardanelli alle navi da guerra alleate occidentali. Dunque se nel 2016 e 2017 le tensioni tra Washington ed Ankara stavano iniziando per le prese di posizione troppo discutibili a favore della Russia, al momento il conflitto in Ucraina sta facendo emergere realmente la vera volontà di molti attori mondiali, in special modo la Turchia, che cercano di mediare e scongiurare un allargamento del conflitto fino ai loro confini. Un braccio di ferro vero e proprio con gli USA, che cercano di tenere unita la NATO di cui però la Turchia è un membro fondamentale anche per il suo rapporto di fornitura di droni con l'Ucraina. Erdogan sembra intenzionato a proseguire con la strategia della pace, per preservare le aree circostanti ed impedire l'espansione del conflitto fino ad una portata di livello mondiale, anche a costo di spaccare la NATO.

LA TURCHIA PROCEDE CON I DOPPI GIOCHI IN UCRAINA

WASHINGTON E PECHINO NELLA POLVERIERA UCRAINA

A cura di Luigi Olita 

Le vicende in Ucraina che stanno vedendo il paese sempre più trasformarsi in una polveriera, vengono costantemente monitorate da Washington e Pechino, le quali, da grandi potenze, stanno giocando un ruolo fondamentale all'interno del conflitto tra Mosca e Kiev. Pechino, alleata con Mosca a livello globale, sin dall'inizio della guerra non ha espresso una ferma condanna all'invasione perpetrata dalla Russia, ma si è sempre limitata a dire che l'obiettivo primario è la fine delle ostilità e la pace. Ovviamente una condanna alle azioni di Mosca avrebbe non solo incrinato l'asse con l'alleato russo, ma l'avrebbe posta in una posizione di accordo e probabilmente "subalternità" con Washington, che fino a due settimane fa aveva chiesto alla Cina di condannare l'invasione russa. Pechino, ferma sulle sue posizioni, seguite poi da altre nazioni come il Sudafrica, ha in ogni caso mantenuto viva la sua attività diplomatica, anche e soprattutto per garantire l'integrità dei rapporti con Kiev. 

Infatti, è di due giorni fa il colloquio tra il ministro degli affari esteri ucraino, Dmitro Kuleba, con il suo omologo cinese Wang Yi. I due vertici delle diplomazie dei rispettivi Paesi, hanno discusso della necessità del raggiungimento della pace e la richiesta da parte di Kiev che Pechino continui nel suo impegno per il dialogo e la pace. Le mosse di Pechino si stanno dimostrando sempre più caute, senza puntare il dito contro l'alleato russo, ma allo stesso tempo chiedere la fine delle ostilità, anche per garantire la sicurezza dell'Ucraina, terzo partner commerciale della Cina e che dal 2017 è entrata a fare parte della Belt and Road Iniziative. Dunque una strategia da parte di Pechino di preservare i suoi interessi commerciali e non inimicarsi le autorità di Kiev, ben sapendo queste ultime, che il Dragone ha tutte le carte in regola per dirigere i negoziati e le trattative di pace con la controparte di Washington in futuro per la fine delle ostilità. La mancata condanna alla Russia fa parte di una strategia di contrapposizione agli USA che durante gli ultimi mesi si sono ritrovati non poche volte a chiedere aiuto alla Cina per persuadere la Russia a ritirare le truppe dal confine con l'Ucraina e, una volta iniziata la guerra, a chiedere aiuto per la fine delle ostilità. Ostilità che stanno sfociando in massacri caratterizzati da numerose zone d'ombra e che la stessa Cina non si è spesa nel condannarli. 

La posizione di Washington in questa situazione appare diversa da quella cinese, infatti Washington ha da subito condannato l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ed il Presidente Joe Biden sta utilizzando parole al vetriolo contro il suo omologo russo tanto da invocare una sorta di "Norimberga 2.0". C'è da considerare anche la continua fornitura di armi sia da parte americana che britannica a Kiev e l'addestramento militare dato alle forze armate ucraine. La guerra da dietro le quinte di Washington contro Mosca passa soprattutto per l'intelligence, considerando il viaggio avvenuto a gennaio del capo della CIA, Burns, il quale aveva avvisato le autorità ucraine di un'imminente invasione da parte di Mosca. Il ruolo dell'intelligence americana in questo momento è sempre più cruciale, poiché l'impiego di satelliti e tecnologie anche in ambito cyber, sta fornendo un grande supporto alle forze armate di Kiev nel resistere in alcune zone del Paese. Dunque, le due rispettive potenze conducono una guerra sotterranea, ben sapendo che il loro ruolo nelle trattative di pace, se mai ci saranno in un futuro pressoché lontano, sarà più che necessario; e soprattutto solo una delle due riuscirà a mantenere la credibilità necessaria dettata dal buon uso del Soft Power.

WASHINGTON E PECHINO NELLA POLVERIERA UCRAINA

LA TRANSNISTRIA ED IL POSSIBILE ALLARGAMENTO DE CONFLITTO

A cura di Luigi Olita 

In questi giorni si sono susseguiti una serie di attentati con armi esplosive in Transnistria, Repubblica separatista e filo russa in Moldavia. La piccola striscia di terra alleata di Mosca ha subito questi attacchi ed ha visto danneggiati una torre radio risalente ad epoca sovietica e l'edificio del ministero della sicurezza statale. Le accuse da parte della autorità di Tiraspol e di Mosca sono andate all'Ucraina, la quale è stata accusata di sabotaggi ed attentati con lo scopo di voler spostare il conflitto in quella zona comportando una ritirata russa dal suo territorio. Da parte sua Kiev ha respinto le accuse affermando che le esplosioni sono state causate dai russi bollandole come operazioni "false flag", dunque sotto falsa bandiera per alzare il livello dello scontro e quindi per allargare il conflitto che si sta combattendo in Ucraina. In questo caso, le autorità della Moldavia hanno espresso una forte preoccupazione, poiché la possibilità di un'invasione russa della Moldavia porterebbe non solo alla capitolazione dell'esercito moldavo, poco equipaggiato e non preparato per vere e proprie operazioni militari contro un invasore del calibro della Russia, ma anche ad una vera e propria guerra totale con un possibile coinvolgimento diretto delle vicine potenze della NATO

Il riferimento è non solo alla Romania, diretta confinante della Moldavia e di cui numerosi cittadini sono presenti in Transnistria, ma anche alla Bulgaria ed alla Polonia, che sin da questa settimana non riceveranno più il gas russo vista la decisione di Mosca di iniziare a chiudere i rubinetti verso Varsavia e Sofia. Un colpo basso che fa spostare la guerra, purtroppo e realmente, dal punto di vista militare a quello energetico. In questo contesto, la fascia costiera ucraina è un fondamentale obiettivo geostrategico per Putin, poiché in questo caso permetterebbe di ricongiungere la Transnistria alla Russia passando per Odessa. Quest'ultima è sicuramente l'ostacolo principale, poiché la marina della Federazione Russa non dispone di una forza anfibia tale da potersi permettere uno sbarco e conquistare Odessa, anche per la forte concentrazione di truppe ucraine sul luogo armate di missili anti nave di stampo britannico ed americano. Dunque se di per sé la fascia costiera è difficile da conquistare per intero, un possibile allargamento del conflitto nella Transnistria separatista e filo russa non farebbe altro che infiammare la situazione con un ipotetico ed ulteriore coinvolgimento occidentale.

LA TRANSNISTRIA ED IL POSSIBILE ALLARGAMENTO DE CONFLITTO

I SEPARATISTI GEORGIANI SI UNISCONO ALLE TRUPPE RUSSE

A cura di Luigi Olita

Il leader della Repubblica separatista georgiana dell'Ossezia del sud, Anatoly Bibilov, ha affermato che sono state inviate truppe in Ucraina per supportare i contingenti russi impegnati in guerra. Stessa cosa dicasi per la regione separatista dell'Abkhazia, politicamente filo russa, che ha espresso il suo aiuto alla Russia inviando truppe sul teatro di guerra. Il supporto alle truppe russe nasce dallo storico appoggio dato da Mosca alle due Repubbliche separatiste, facenti parte dell'URSS e che hanno messo in atto un processo di indipendenza dalla Georgia. L'Abkhazia ha formalmente dichiarato la sua indipendenza nel 1999, ed è uno dei pochi Paesi che ha riconosciuto le sue pretese di indipendenza è stata proprio la Federazione Russa

Importante sottolineare le fasi di ottenimento dell'indipendenza prima del referendum del 1999, che hanno visto nel 1992 rivolte contro il governo centrale di Tbilisi, il quale dopo gli scontri del 1993, ha indetto con i separatisti un cessate il fuoco l'anno successivo. La Georgia ha criticato fortemente la Russia per aver sostenuto in questi anni le pretese di secessione delle due Repubbliche. Il conflitto tra Georgia e Abkhazia si è ulteriormente aggravato in seguito alle elezioni del 2004 in Georgia, che hanno portato alla nomina del nuovo presidente, Mikheil Saakashvili. Le tensioni non si sono mai spente, portando allo scoppio del conflitto dell'agosto 2008.

Anche l’Ossezia del Sud ha portato avanti sue pretese di indipendenza e ciò ha contribuito allo scoppio delle ostilità che hanno spinto le forze armate della Georgia ad intervenire. Le forze armate di Mosca sono intervenute a supporto dei separatisti georgiani, determinando il ritiro dell'esercito georgiano. Il supporto dei separatisti georgiani a Mosca si unisce alla forte presenza delle forze militari cecene in territorio ucraino, comandate dal leader ceceno Ramzan Kadyrov, il quale si sta dimostrando uno dei capi militari fedeli a Mosca più aggressivi e poco inclini al dialogo con la controparte ucraina e determinati a continuare le operazioni militari contro Kiev. Oltre alla componente cecena, fonti del web non confermate hanno parlato anche della presenza di veterani siriani e miliziani libanesi a supporto di Mosca, che sono partiti dalla Siria per difendere le truppe russe. Il supporto dei militari siriani sarebbe prevedibile, vista l'alleanza tra Mosca e Damasco e la gratitudine del governo siriano per Mosca dopo il suo intervento militare nel 2015 che ha contribuito all'indebolimento dell'Isis ed aver impedito la capitolazione del governo di Damasco. Dunque Mosca, oltre all'esercito regolare ed alla famigerata compagnia di mercenari Wagner, si affida anche ad attori esterni, regionali e non, che stanno ingrossando le fila dell'esercito russo e stanno contribuendo a rendere l'Ucraina un campo di battaglia di una moltitudine di attori.

I SEPARATISTI GEORGIANI SI UNISCONO ALLE TRUPPE RUSSE

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