A cura di Luigi Olita
È notizia di questi giorni, riportata dal ministero della difesa russo, della conquista da parte dell'esercito di Mosca della regione del Luhansk. Secondo il report del ministro Shoigu, la regione è totalmente sotto il controllo russo e tutte le sacche di combattenti nemici sono state eliminate. Notizia riportata anche dai separatisti e dai ceceni, alleati di Mosca. Nonostante il raggiungimento di uno dei due obiettivi di Mosca, il prossimo infatti è il Donestk, la determinazione del governo ucraino e della resistenza militare continua ad essere comunque molto forte. Da notare proprio le continue incursioni condotte dall'esercito ucraino sull'isola dei serpenti, che balzò agli onori delle cronache proprio all'inizio dell'invasione come la tomba di alcuni soldati ucraini sotto il fuoco di Mosca, poi rivelatosi falso e conclusasi con l'arresto dei militari di Kiev e la presa dell'isola. Quest'ultima era caduta nelle mani di Mosca e controllata fino ad una settimana fa, per poi essere abbandonata dai militari russi. In questo caso la pressione delle armi di Kiev ha preso il sopravvento rendendo difficile per Mosca la difesa dell'avamposto.
Nonostante ciò, Mosca continua comunque ad avanzare nel Donbass, utilizzando delle tattiche sul campo di accerchiamento e sta continuando a consolidare il suo controllo su Lisichansk e l’Oblast di Lugansk. Anche secondo le informazioni riportate dai bollettini di guerra, a nord Mosca ha impegnato la maggior parte delle unità disponibili residue dei gruppi militari nella direzione di Iziym. Nell’ultima settimana le forze russe sono avanzate fino ad altri 5 km da Iziym, nonostante una resistenza ucraina estremamente determinata. Le forze russe starebbero avanzando anche verso Slovyansk, presupponendo sia la prossima sfida chiave, oltre a Kramatorsk, nella battaglia per il Donbass. Dunque una situazione non molto rosea per Kiev, che nonostante la resistenza iniziale che ha lasciato sul campo numerosi militari e Generali russi, anche e soprattutto grazie al supporto dell'intelligence americana e britannica, il Donbass è in fiamme e lo stesso Washington Post, autorevole quotidiano americano, ha posto numerosi interrogativi riguardo l'ottimismo fatto trapelare per le aspettative più che positive dell'amministrazione Biden su una possibile vittoria ucraina.
Infatti se da un lato è stato molto esaltato il numero delle perdite di Mosca, soprattutto con l'affondamento di navi simboliche come il Moskva, e la caduta di numerosi generali ed il cambio di strategia di Mosca dopo il fallimento iniziale per la mancata conquista di Kiev, l'avanzata nel Donbass procede senza sosta anche se lentamente e non viene menzionato il numero dei caduti di Kiev. Dunque l'establishment statunitense sembrerebbe diviso tra chi vorrebbe iniziare a vedere delle condizioni per trattare con Mosca al fine di non fare continuare il massacro, mentre il filone dei falchi andrebbe più verso una direzione di incremento dell'impegno al sostegno a Kiev. In questo contesto gioca anche una parte importante la guerra dell'informazione, combattuta da entrambe le fazioni. Le previsioni della NATO puntano ad una guerra lunga, soprattutto dopo le ultime dichiarazioni americane dell'impossibilità al momento per l'Ucraina di sedersi al tavolo delle trattative. I russi continuano la loro avanzata, puntando su Kramatorsk. Una guerra di logoramento che sta vendendo, almeno per il Donbass, una Russia in piena salute e quasi totalmente vincitrice.