A cura di Luigi Olita
Nella giornata del 29 marzo si è tenuto ad Istanbul il quarto round di colloqui tra la delegazione ucraina e la controparte russa. Un lavoro diplomatico instancabile messo in atto dal presidente Erdogan e dal suo capo della diplomazia, Cavusoglu, i quali si sono attivati per rendere possibile l'incontro tra le due delegazioni proprio in terra turca. Un segnale importante da parte di Erdogan, il quale si pone sulla scena internazionale come vero "difensore" della diplomazia, soprattutto per la sua stretta collaborazione economica con la Russia, iniziata nell'estate del 2016, poco dopo il fallito colpo di stato in Turchia che vide Erdogan smarcarsi dalle pretese della NATO ed agire come un vero e proprio cane sciolto in politica estera. Analogo discorso per l'Ucraina, con la quale Erdogan intrattiene stretti rapporti diplomatici e di vendita di armamenti; infatti è importante sottolineare che la vendita dei temibile droni Bayraktar TB-2, di fabbricazione turca, sta consentendo all'esercito ucraino di rallentare l'avanzata delle truppe russe.
Dunque un gioco diplomatico tra i due avversari che Erdogan non può permettersi di perdere, preservando il suo rapporto con Mosca ma allo stesso tempo finanziando Kiev per difendersi proprio dalle truppe dello zar. Un atteggiamento, quello di Ankara, che non è mai andato giù in sede NATO, ma che ha consentito proprio ad Erdogan di coltivare un rapporto privilegiato e di convenienza proprio con il Cremlino, garantendo dunque l'incontro tra le due parti. I temi trattati tra le due delegazioni hanno riguardato i corridoi umanitari ed il cessate il fuoco. Da parte ucraina è stato affermato l'impegno di Kiev di non voler entrare a fare parte della NATO, con garanzie richieste da Mosca anche da parte di USA, Francia, Germania, Turchia e Gran Bretagna. Veti da parte di Mosca su una possibile entrata dell'Ucraina nella UE non sono stati posti, dunque evidenziando come problema principale proprio la presenza dell'Alleanza Atlantica alle porte della Russia.
Quanto allo status della Crimea, territorio sotto il controllo di Mosca dal marzo del 2014, durante i colloqui di martedì, Kiev ha proposto di avviare "colloqui consultativi di 15 anni per discutere dello status della regione Meridionale". Tale dialogo, però, può essere avviato solo con la fine delle ostilità nel Paese. La questione del Donbass, invece, dovrebbe essere discussa da Zelensky e Putin. I colloqui, conclusi nella serata del 29 marzo, sarebbero in seguito ripresi online, come affermato dal ministero degli esteri turco. Dunque un incontro che si è concluso con la discussione di una possibile bozza di pace e che potrebbe scongiurare un aumento delle truppe russe nella zona di Kiev che vedrebbe una diminuzione delle forze armate russe in vista di migliori garanzie di neutralità della stessa Kiev. Il lavoro svolto da Ankara in questi giorni ha mostrato quanto la realpolitik di Erdogan abbia portato ad un dialogo tra le due controparti, cercando di coinvolgere altri attori importanti come la Polonia ed Israele nella fasi successive alle trattative, per garantire sicurezza sia all'Ucraina che alle richieste di Mosca. Dunque, dopo le dichiarazioni poco diplomatiche di Biden verso Putin, il sultano ha fatto scacco matto alla Casa Bianca, e forse anche alla stessa intera Unione Europea.