A cura di Luigi Olita
Le autorità dell'Arabia Saudita hanno invitato il presidente cinese Xi Jinping a visitare la capitale Saudita dopo il mese di Ramadan. I rapporti tra Pechino e Riyadh si sono intensificati negli ultimi mesi, a causa soprattutto del deterioramento delle relazioni con Washington. Gli storici rapporti tra Arabia Saudita e USA inaugurati durante la presidenza di Franklin Delano Roosevelt, hanno mostrato le prime crepe con la presidenza di Barack Obama, migliorando con Donald Trump, ma hanno raggiunto il punto più basso proprio con Joe Biden. Infatti, il presidente Biden ha condannato ed incalzato il Principe ereditario Saudita Mohammed Bin Salman per l'assassinio del giornalista dissidente Jamal Khasoggi ed ha diminuito l'appoggio alla campagna militare saudita contro lo Yemen. Dunque un deterioramento dei rapporti tra due storici alleati che hanno da sempre collegato la sicurezza energetica e la sicurezza militare.
La mossa Saudita nell'invitare Xi Jinping a Riyadh ha assestato un duro colpo a Washington, poiché l'abbraccio mortale del Dragone a discapito di Washington, potrebbe intaccare definitivamente la credibilità americana nell'arco delle monarchie del Golfo. Il viaggio del capo di stato cinese sarebbe il primo dall'inizio della pandemia da Covid, e potrebbe avvenire già nel mese di maggio. La notizia della visita in Arabia Saudita, arriva pochi giorni dopo che il gigante petrolifero Saudita Saudi Aramco ha stretto un accordo da 10 miliardi di dollari per sviluppare una raffineria ed un complesso petrolchimico nel nord est della Cina, assieme alle società North Huajin Chemical industries group corporation e la Panjin Xincheng industrial group. Inoltre, l'Arabia Saudita è in trattativa con Pechino per valutare in yuan alcune delle vendite di petrolio alla Cina. Le trattative tra Cina ed Arabia Saudita riguardo lo yuan sono attive da sei anni, ma negli ultimi mesi sono state velocizzate proprio per il deterioramento dei rapporti tra Riyadh e Washington.
La Cina, in questo contesto, acquista più del 25% del petrolio esportato dall'Arabia Saudita, e le successive vendite potrebbero favorire la valuta cinese. Il pericoloso abbraccio del Dragone, caratterizzato da un poderoso Soft Power ritenuto credibile non solo in Africa ma anche in Medioriente e nel Golfo, sta mettendo pericolosamente in soggezione la posizione di Washington nel mondo. Un'espansione da parte della Cina senza precedenti, la quale prosegue la sua guerra senza limiti puntando sul dissanguamento dell'avversario, ritenuto da molti estremamente debole nella sua missione di faro della libertà e della democrazia.