WASHINGTON E PECHINO NELLA POLVERIERA UCRAINA

WASHINGTON E PECHINO NELLA POLVERIERA UCRAINA

A cura di Luigi Olita 

Le vicende in Ucraina che stanno vedendo il paese sempre più trasformarsi in una polveriera, vengono costantemente monitorate da Washington e Pechino, le quali, da grandi potenze, stanno giocando un ruolo fondamentale all'interno del conflitto tra Mosca e Kiev. Pechino, alleata con Mosca a livello globale, sin dall'inizio della guerra non ha espresso una ferma condanna all'invasione perpetrata dalla Russia, ma si è sempre limitata a dire che l'obiettivo primario è la fine delle ostilità e la pace. Ovviamente una condanna alle azioni di Mosca avrebbe non solo incrinato l'asse con l'alleato russo, ma l'avrebbe posta in una posizione di accordo e probabilmente "subalternità" con Washington, che fino a due settimane fa aveva chiesto alla Cina di condannare l'invasione russa. Pechino, ferma sulle sue posizioni, seguite poi da altre nazioni come il Sudafrica, ha in ogni caso mantenuto viva la sua attività diplomatica, anche e soprattutto per garantire l'integrità dei rapporti con Kiev. 

Infatti, è di due giorni fa il colloquio tra il ministro degli affari esteri ucraino, Dmitro Kuleba, con il suo omologo cinese Wang Yi. I due vertici delle diplomazie dei rispettivi Paesi, hanno discusso della necessità del raggiungimento della pace e la richiesta da parte di Kiev che Pechino continui nel suo impegno per il dialogo e la pace. Le mosse di Pechino si stanno dimostrando sempre più caute, senza puntare il dito contro l'alleato russo, ma allo stesso tempo chiedere la fine delle ostilità, anche per garantire la sicurezza dell'Ucraina, terzo partner commerciale della Cina e che dal 2017 è entrata a fare parte della Belt and Road Iniziative. Dunque una strategia da parte di Pechino di preservare i suoi interessi commerciali e non inimicarsi le autorità di Kiev, ben sapendo queste ultime, che il Dragone ha tutte le carte in regola per dirigere i negoziati e le trattative di pace con la controparte di Washington in futuro per la fine delle ostilità. La mancata condanna alla Russia fa parte di una strategia di contrapposizione agli USA che durante gli ultimi mesi si sono ritrovati non poche volte a chiedere aiuto alla Cina per persuadere la Russia a ritirare le truppe dal confine con l'Ucraina e, una volta iniziata la guerra, a chiedere aiuto per la fine delle ostilità. Ostilità che stanno sfociando in massacri caratterizzati da numerose zone d'ombra e che la stessa Cina non si è spesa nel condannarli. 

La posizione di Washington in questa situazione appare diversa da quella cinese, infatti Washington ha da subito condannato l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ed il Presidente Joe Biden sta utilizzando parole al vetriolo contro il suo omologo russo tanto da invocare una sorta di "Norimberga 2.0". C'è da considerare anche la continua fornitura di armi sia da parte americana che britannica a Kiev e l'addestramento militare dato alle forze armate ucraine. La guerra da dietro le quinte di Washington contro Mosca passa soprattutto per l'intelligence, considerando il viaggio avvenuto a gennaio del capo della CIA, Burns, il quale aveva avvisato le autorità ucraine di un'imminente invasione da parte di Mosca. Il ruolo dell'intelligence americana in questo momento è sempre più cruciale, poiché l'impiego di satelliti e tecnologie anche in ambito cyber, sta fornendo un grande supporto alle forze armate di Kiev nel resistere in alcune zone del Paese. Dunque, le due rispettive potenze conducono una guerra sotterranea, ben sapendo che il loro ruolo nelle trattative di pace, se mai ci saranno in un futuro pressoché lontano, sarà più che necessario; e soprattutto solo una delle due riuscirà a mantenere la credibilità necessaria dettata dal buon uso del Soft Power.