SRI LANKA, PREDA DELLE GRANDI POTENZE

SRI LANKA, PREDA DELLE GRANDI POTENZE

A cura di Luigi Olita 

Le proteste in Sri Lanka che sono scoppiate in questi giorni, all'orizzonte da marzo per la rabbia crescente della popolazione, sono una nuova bomba nello scacchiere geopolitico del Sud Est Asiatico. Il presidente singalese Gotabaya Rajapaska è fuggito dopo l'assalto al palazzo presidenziale, che ha visto la folla inferocita prendere il controllo della sede di potere a causa della gestione fallimentare della crisi economica, l'emergenza Covid ed alimentare. Un paese martoriato da numerosi problemi, tenuto d'occhio dalle grandi potenze come la Cina, la Russia e gli USA. Da non dimenticare l'india, poiché la lacrima dell'India, anche così chiamato, è strettamente legata a Nuova Delhi dal punto di vista costiero. Ciò che rende strategico lo Sri Lanka è il porto di Hambantota, fondamentale per Pechino e per la Via della Seta, dunque una spina nel fianco di Nuova Delhi, ma anche di Washington che proprio con Biden ha nella sua agenda di politica estera il rafforzamento nello scacchiere dell'Indo Pacifico. Dunque se da un lato le proteste legittime della popolazione hanno costretto alle dimissioni ed alla fuga Rajapaska, padrone incontrastato anche dal punto di vista dinastico del paese, da un lato ciò potrebbe essere stato utilizzato proprio dagli avversari di Pechino. 

Infatti si pensi in primi agli USA ed alla loro strategia di rafforzamento e di contenimento di Pechino, ma anche alla stessa Russia. Il rapporto tra la Cina e Mosca infatti, nonostante la partnership instaurata con Pechino, dunque non alleanza come sottolineato anche ultimamente dal ministro della difesa cinese, ha presentato alcuni dubbi proprio ultimamente con attività di spionaggio industriale e militare condotte da Pechino verso il suo partner militare. Un'attività che ha sicuramente sollevato dubbi sulle intenzioni reali di Pechino verso la Russia, ed allo stesso tempo pongono la Cina in una situazione ancora più ambigua nel suo rapporto con il Cremlino dopo le sue prese di posizione di preservare i suoi interessi commerciali con l'Ucraina e dunque non prendendo parte al conflitto con l'aiuto verso Mosca. Una serie di azioni che potrebbero aver fatto riflettere Mosca riguardo la partnership con il Dragone ed allo stesso tempo utilizzare lo Sri Lanka per iniziare ad assestare un colpo basso alla via della Seta cinese. A ciò si aggiunge anche l'avvicinamento dell'India a Mosca, con l'acquisto di gas e petrolio raddoppiati negli ultimi mesi, arrivando all'importazione di 1,1 milioni di barili di greggio russo al giorno e quindi in funzione anti cinese. Dunque se da un lato Washington potrebbe aver avuto un ruolo nei disordini di Colombo, non è per nulla da escludere che la stessa Russia possa aver cavalcato l'onda di proteste per iniziare a chiarire alcuni dubbi nel suo rapporto con Pechino, che al momento, passa inevitabilmente per Kiev.