PROVACI ANCORA ALIANO

PROVACI ANCORA ALIANO

A cura di Lidia Lavecchia

Il Ministero della Cultura ha reso noto che Aliano (MT) è stata selezionata tra le otto finaliste che si contenderanno il titolo di Capitale Italiana del Libro 2022. Una notizia che è motivo di grande soddisfazione a conferma del fermento culturale che la Basilicata vive in questi ultimi tempi. Ma anche e soprattutto alla luce della recente (e cocente) delusione per l’esclusione della stessa qualche giorno fa dalla corsa per il titolo di Capitale Europea della Cultura Italiana per il 2024, su cui non si sono risparmiati commenti al vetriolo da parte di più partiti politici lucani che avrebbero sperato in un più forte sostegno da parte delle istituzioni regionali, così come fu, e non è certo un segreto, per la candidatura, rivelatasi poi vincente, di Matera Capitale Europea della Cultura 2019. E’ forte l’eco delle parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella, riconfermato qualche giorno fa, circa l’importanza della cultura: pertanto le Istituzioni sono chiamate, con ancora più urgenza, a mettere a valore l’immenso patrimonio culturale affinché le esperienze passate possano farsi vettori di nuove forme di pensiero. La lettura è portatrice di conoscenza, di storie ed esperienze e concorre all’evoluzione dell’essere umano. 

Per queste considerazioni il nuovo Testo Unico della cultura, approvato in Consiglio Regionale qualche mese fa, introdurrà, per la prima volta nella normativa regionale della Basilicata, forme di intervento specifiche per favorire e promuovere la lettura e gli autori. Comincia un percorso virtuoso (per Aliano) e per la comunità lucana tutta e al quale la Regione dovrà partecipare attivamente. Le otto città finaliste, Aliano, Barletta, Costa di Rovigo, Ivrea, Nola, Pistoia, Pescara e Pordenone, sono state convocate in audizione la settimana prossima per la presentazione pubblica e l'approfondimento del progetto, ai fini della valutazione finale. Al termine delle audizioni, la Commissione indicherà la città vincitrice al Ministro Franceschini per la proclamazione e la successiva assegnazione del titolo da parte del Consiglio dei Ministri. Il progetto della Città a cui verrà conferito il titolo di "Capitale italiana del libro" per il 2022 sarà finanziato con mezzo milione di euro dalla Direzione generale Biblioteche e diritto d'autore erogati tramite il Centro per il libro e la lettura.

Ma perché scegliere proprio Aliano come capitale italiana del libro 2022?

Il paesello della provincia di Matera, caratterizzato dal tipico paesaggio dei calanchi, conta attualmente poco più di 900 anime, porta con sé la grande eredità di aver ospitato, negli anni 1935 e 1936, lo scrittore torinese e antifascista Carlo Levi, che scontò il confino nel piccolo comune lucano. Nel paese sono ancora intatti tutti i luoghi descritti nel romanzo e nei vicoli sono impresse alcune frasi simbolo del libro. Levi ebbe qui l'occasione di scoprire un'altra Italia che era, appunto, quella contadina del Mezzogiorno, che Levi descrive perfettamente e con minuzia di particolari nel suo celeberrimo libro “Cristo si è fermato a Eboli” (1945). Per le numerose iniziative legate al Parco letterario Carlo Levi, che fanno da apripista alla candidatura di capitale italiana del libro 2022, in particolare i ‘viaggi sentimentali’ nei luoghi legati al confino dello scrittore, e per il premio Carlo Levi, un premio letterario italiano nato nel 1988, che viene assegnato annualmente nella città di Aliano, ad opere di narrativa italiana e internazionale edite nell'anno di riferimento. La storiografia lucana, anche la più recente, si ispira alla concezione sociologica di Levi, ed è ripetitiva e tutta ripiegata a raccontarci la Basilicata della miseria abbandonata a sé stessa, ancora immersa nel mondo arcaico ove si svolge tuttora la vita primitiva della cosiddetta civiltà contadina.

Sembra ancora attuale e vivida, a circa novant’anni di distanza, la contrapposizione tra la realtà di una Basilicata moderna, civilizzata, protagonista nella storia del Mezzogiorno e del Paese e la realtà narrata da Levi e ripresa da altri storici e intellettuali di una Basilicata arcaica, primitiva, avviluppata nella cosiddetta civiltà contadina. Ciò che affascina e fa riflettere, è che il mondo che si presume arretrato, o arcaico, appena sfiorato dalla modernità, non è un mondo da redimere, da correggere, ma contiene una sua verità preziosa, che getta un dubbio su qualsiasi magnifica sorte progressiva. E così la Lucania significa, per Carlo Levi, la civiltà contadina, che conosce nell’esperienza concreta del confino e non in qualche libro di storia o di antropologia. Egli scorgeva, infatti, nella civiltà lucana, arcaica, preistorica, magica, quasi fiabesca, non solo un mondo da emancipare, da restituire al progresso, quanto un modello alternativo di civiltà, e cioè un’alternativa allhomo economicus della civiltà borghese, urbano-industriale, al culto della Storia. E questa alterità esprimeva una critica radicale all’idea di progresso che ha portato la Basilicata nelle condizioni attuali. Per Levi, infatti, “è impensabile una modernità che non sia fatta anche dei valori della civiltà contadina, di quella particolarissima visione della vita e della morte”.

 

E se fosse questo motivo, non aver compreso fino in fondo il pensiero leviano di progresso e modernità, assolutamente condiviso da Pasolini, una delle cause della distruzione delle alternative di sviluppo a cui la Basilicata potesse aspirare?

Il disastro industrialista che ha colpito la regione dagli anni ‘60 in poi, gli insediamenti petroliferi e le conseguenze nefaste, sia sul piano economico sia sul piano sociale, sono l’esito di un’idea di modernità distorta. Il pensiero leviano indicava una strada per la costruzione di un’identità lucana dello sviluppo, un’identità che (ahimè) stiamo ancora cercando. Il mondo contadino in Basilicata non è transitato nella modernità, ma è stato travolto da un “progresso” che lo ha escluso, annullato quasi completamente. C’è stata un’evacuazione pianificata dei valori della civiltà contadina dai loro luoghi naturali. Lo spopolamento di questi anni è anche spopolamento di ricchezze e di valori legati a quel mondo. E così anche la politica, taluni intellettuali con la loro falsa modernità, ci hanno portati a vedere tutte le cose con un prezzo, senza dignità. Dignità di questa meravigliosa terra e dei suoi abitanti, che stanno cercando di riacquistare, anche grazie ad iniziative come la candidatura a capitale Italiana del libro 2022, che, siamo sicuri, sull’onda di Matera 2019, non potrebbe che portare lustro e visibilità ad uno dei piccoli centri del Materano, che sembrano ormai dimenticati e condannati a restare nell’ombra, nonostante il grande bagaglio storico-culturale che custodiscono.