
A cura di Luigi Olita
Il golpe militare attuato in Guinea domenica 5 settembre ha sollevato una forte attenzione da parte dell'Europa e soprattutto da parte di Cina e Russia. Il generale Mamhady Doumbouya, al comando delle forze speciali, ha sciolto il Governo ed ha arrestato il Presidente della Guinea, Alpha Condè, il quale stava continuando il suo terzo mandato a capo del Paese africano, ed ha affermato che "la personalizzazione del potere è giunta al termine, con l'obiettivo di affidare la politica al popolo." Un colpo di stato messo a punto da un uomo esperto di strategia militare e soprattutto con un passato nella legione straniera francese. I principali organi ed attori internazionali hanno espresso preoccupazione per il golpe militare, ed hanno richiesto, ad iniziare dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il rilascio del presidente Condè. Anche la ECOWAS, cioè la Comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale, ha minacciato di imporre delle sanzioni se non fosse avvenuto l'immediato rilascio del Capo dello Stato.
Il dipartimento di Stato americano ha condannato l'accaduto, mentre la maggior parte dei sospetti che aleggiano sul colpo di stato, fanno pensare che dietro quest'ultimo ci possa essere l'aiuto esterno da parte di attori internazionali. Infatti, se ci dovesse essere, dietro il golpe, la longa manus di un qualche attore, le accuse ricadrebbero probabilmente sulle due potenze più vicine alla Guinea: la Francia e la Russia. La prima è un attore ormai stabilizzato militarmente in quella zona, soprattutto in Mali e con mire geopolitiche ben precise, oltre che vicina al generale Doumbouya, il quale è stato forgiato dall'addestramento della legione straniera. La Francia, proprio per la sua vicinanza agli apparati militari di Guinea, potrebbe aver facilitato il golpe nel Paese per assicurarsi un militare alla guida dello Stato e per allontanare dalla sua zona di influenza altri soggetti indesiderati. In questo contesto va introdotto anche il ruolo di Mosca, la quale è presente in Guinea con la sua compagnia di contractor Wagner e potrebbe avere avuto un ruolo nel rovesciamento di Condè .
Una sfida per assicurarsi la fedeltà dell'uomo forte dell'esercito, monitorato soprattutto dal mercenari russi presenti nella zona, i quali hanno permesso alla Russia di inserirsi non solo come soccorritrice durante la pandemia per la fornitura di vaccini contro il Covid-19 ma anche per frenare le sacche di terroristi presenti nei dintorni. I rapporti tra la Guinea e la Russia sono anche molto rafforzati dagli accordi tra il Governo guineano e la Rusal, potentato russo dell'alluminio, il quale detiene la maggior parte dei diritti minerari in Guinea. A ciò, si aggiunge l'incontro avvenuto ultimamente tra l'ambasciatore russo in Guinea ed il generale Mamhady Doumbouya, con lo scopo di fare il punto della situazione, sempre più infiammata. La questione, dunque, viene contesa tra Parigi e Mosca, dove la prima cercherebbe di scalzare la seconda a causa della forte diplomazia messa in atto sia in campo minerario sia in campo vaccinale, mentre il Cremlino continuerebbe a proteggere i suoi interessi minerari e non con lo scopo di inserirsi in un contesto da sempre dominato dall'Eliseo. Una sfida che sta continuando e che è iniziata in molte parti del continente e sta destando preoccupazione a Parigi che da un po' di tempo a questa parte mira alla costruzione di un esercito europeo per "sostituire" la "cerebralmente morta" NATO, soprattutto dopo l'assenza di garanzie da parte di Washington dopo il fallimento del ritiro dall'Afghanistan. Un ruolo che potrebbe, per ipotesi, essere preso proprio dalla Francia, la quale si potrebbe porre come nuovo poliziotto a capo di una nuova Europa, forgiata secondo i diktat d'oltralpe, e di un nuovo mondo libero, non più fiducioso nelle azioni della Casa Bianca.