KISSINGER, TRA FALCHI E COLOMBE

KISSINGER, TRA FALCHI E COLOMBE

A cura di Luigi Olita 

All'interno della discussione sulla guerra in Ucraina, sicuramente una delle voci più autorevoli è quella di Henry Kissinger. Parliamo di una delle figure, o forse la più importante, del panorama diplomatico occidentale che ha segnato la storia della Guerra Fredda, modellando i rapporti diplomatici degli USA con la controparte orientale, cinese e sovietica. Kissinger è stato consigliere per la sicurezza nazionale sotto il presidente Richard Nixon, ed in seguito Segretario di Stato dal 1973 al 1977 sempre sotto la presidenza Nixon e con il suo successore Gerald Ford. A lui si devono gli accordi di Parigi del 27 gennaio 1973 che sancirono la fine dell'intervento americano in Vietnam e soprattutto la diplomazia del ping pong che avvicinò diplomaticamente la Cina con gli USA. Dunque una delle personalità più abili e grandiose della diplomazia americana ed occidentale, molto ascoltato anche in Russia e Cina. 

Henry Kissinger si è espresso ultimamente sulla guerra in Ucraina affermando che la situazione dovrebbe ritornare allo status quo prima dell'invasione russa, e dunque correggendo anche il tiro di molti che avevano interpretato non correttamente le sue parole riguardo la cessione di territori ucraini alla Russia. Kissinger afferma infatti che ritornando ad una situazione precedente all'invasione sarebbe possibile intavolare trattative riguardo i territori occupati dalla Russia, ma allo stesso tempo è giusto combattere e respingere l'invasione di Mosca senza però combattere la nazione russa in sé. Il diplomatico di origine tedesca inoltre, sostiene che con la Russia bisogna dialogare, proprio perché non è possibile combatterla, e dunque è fondamentale che venga integrata nel sistema politico europeo proprio per la storia che la caratterizza da sempre all'interno del panorama europeo

L'errore della NATO, secondo Kissinger, sarebbe stato quello di offrire all'Ucraina di entrare al suo interno, quindi dando modo alla Russia di preoccuparsi ulteriormente riguardo l'espansione dell'Alleanza Atlantica. Dunque, la lezione diplomatica di Kissinger mette in risalto una realpolitik che è stata recepita ultimamente solo dal presidente francese Emmanuel Macron, il quale ha da sempre cercato di mantenere un canale attivo con il Cremlino ed ha sostenuto che la Russia non deve essere umiliata. Ciò ha sollevato le critiche del ministro degli esteri ucraino, Kuleba, il quale si aggiunge ad una lista di falchi europei che puntano alla vittoria dell'Ucraina ed alla sconfitta della Russia. Le parole di Kissinger rimangono per il momento inascoltate da entrambe le parti, poiché se da un lato Gran Bretagna e Stati Uniti mirano alla distruzione della Russia in Ucraina, seguiti dagli Stati baltici e dalla Polonia, in prima fila contro Mosca, anche dal Cremlino i toni sono estremamente duri. Non manca di farsi sentire spesso e volentieri il vice presidente del consiglio di sicurezza della Federazione Russa ed ex presidente Dimitri Medvedev, il quale utilizza parole al vetriolo e minacce contro l'Occidente e la NATO. Uno dei più falchi al Cremlino insieme al segretario del Consiglio di sicurezza, Nicolai Patrushev, ex uomo del KGB ed ex direttore del fsb, volato subito a Kaliningrad dopo il blocco imposto dalla Lituania.