IL GRAN PASSO DELL'ELEFANTE

IL GRAN PASSO DELL'ELEFANTE

A cura di Luigi Olita

Le nuove regole nella terra dei papaveri, ormai in mano talebana, saranno dettate solo ed esclusivamente da questi ultimi. Il de facto Emirato Islamico dell'Afghanistan ha ultimamente chiesto a Washington di mantenere aperta la sua ambasciata a Kabul, così come hanno fatto le missioni diplomatiche cinese e iraniana, mai chiuse dal 15 agosto. Le grandi potenze, con USA, Cina e Russia in testa, e le medie come Iran, Pakistan ed India (concepita come una media grande potenza), stanno gettando le basi per rafforzare la loro influenza nella Tomba degli Imperi. Proprio Nuova Delhi, forte della sua alleanza sia con gli USA, sia con la Russia, non ha mai avuto molta fiducia nelle fazioni talebane. Da sempre, ritenendole, non a torto, violente ed estremiste e soprattutto controllate dallo storico nemico, cioè il Pakistan. L'India ha sempre mantenuto all'erta la sua intelligence ed il suo esercito al fine di mettere in sicurezza i suoi confini dalle minacce provenienti dai proxy pakistani. L'intelligence pakistana, l'Inter Service Intelligence, una delle più temute di tutta l'Asia, ha una forte esperienza sin dalla Guerra Fredda nell'addestramento dei mujaiddin afghani. Un pericolo che l'India, anch'essa preparata nel campo dell'intelligence, ma meno temuta e spietata rispetto all'ISI pakistana, non può permettersi di ignorare. Eppure l'Elefante indiano è un gigante intrappolato tra due fuochi, da sempre in collisione; gli USA e la Russia. Washington, in funzione anti cinese avrebbe a disposizione Nuova Delhi per arginare le mire di Pechino nella zona, andando a scongiurare anche da parte del Dragone un accaparramento delle terre rare, bersaglio di Washington. Stessa cosa dicasi per il ruolo nei confronti del Pakistan e dell'Iran, due potenze ostili agli USA e da sempre accusate, chi più chi meno, di essere finanziatrici e protettrici delle fazioni talebane più violente. L'India in questo contesto avrebbe campo libero per danneggiare le pretese di Pechino, Teheran ed Islamabad, ma allo stesso tempo, è restia ad un intervento in territorio afghano proprio per timore di repressioni talebane comandate dall'altera pars pakistana. Dopo la fuga da Kabul è difficile fidarsi degli USA e delle possibili strategie fatte a Washington, proprio per questo la palla al balzo potrebbe essere colta da Mosca. Infatti, più affidabile diplomaticamente rispetto a Washington, almeno dopo gli ultimi avvenimenti, la Russia avrebbe l'opportunità di contare sulle risorse indiane per tenere a bada il Pakistan e la Cina, nonostante l'alleanza militare stretta tra i due paesi, e contemporaneamente allontanarla dall'abbraccio americano. Un compito difficile, che spingerebbe Mosca a convincere l'India che il vero problema in Afghanistan, almeno per il momento, è rappresentato più dalla fazione afghana dell'Isis, la Isis-K, che  dal nuovo governo talebano. Quest'ultimo, inevitabilmente, dovrà iniziare ad instaurare rapporti diplomatici con le varie cancellerie europee, interessate alla ricchezza del sottosuolo, sia con il resto degli scacchieri mondiali. Le rassicurazioni della Russia riguardo il cambio di passo dei talebani, ormai non più quelli di vent'anni fa, ma più esperti militarmente e tecnologicamente, potrebbero spingere l'India ad entrare come grande potenza all'interno del secondo round del secondo Grande Gioco iniziato nel 2001, e porsi come interlocutore influente, ma soprattutto come possibile alleato della Russia. In questo contesto di divisione del territorio, o meglio, di spartizione della terra dei papaveri, sotto mentite spoglie, la Russia, attore silente ed astuto potrà giocare numerose carte per accreditarsi ancora una volta, ago della bilancia della diplomazia mondiale.