IL BLOCCO DI KALININGRAD E L'IRA DI MOSCA

IL BLOCCO DI KALININGRAD E L'IRA DI MOSCA

A cura di Luigi Olita 

Le ultime ore hanno fatto emergere una nuova tensione collegata al conflitto russo ucraino, poiché la Lituania ha bloccato il passaggio dalla Russia verso l'exclave russa di Kaliningrad di carbone metalli, materiali tecnologici e di altri beni sanzionati dall'UE. Kaliningrad è situata tra Polonia, Lituania e Mar Baltico, e dalla sua conquista, passando per la guerra fredda fino ai giorni nostri, Kaliningrad è il luogo strategico che rappresentò l'URSS prima e la Federazione Russa poi in territorio avversario, essendo soprattutto la sede della flotta russa nel Mar Baltico, oltre che base militare russa estremamente avanzata. La piccola enclave fu conquistata dall'URSS nel 1945, sottratta alla Germania nazista e ripulita della popolazione autoctona ed in seguito occupato soprattutto da russi, bielorussi e ucraini. La mossa di Vilnius, in accordo e su suggerimento della commissione dell'UE, come affermato dal Kommersant russo, non è stata di certo apprezzata dalla Federazione Russa, la quale ha affermato per bocca della diplomazia russa che ulteriori azioni contro il territorio russo saranno seguire da conseguenze per la difesa territoriale.

Molti esponenti del mondo politico russo hanno parlato di vera e propria aggressione della NATO verso la Russia, infatti non si è fatto attendere Andrey Klymov, capo della commissione parlamentare della Duma della Federazione Russa per la protezione della sovranità, già presidente della commissione affari esteri, il quale ha affermato che l'atto in questione rappresenta un'aggressione diretta contro la Russia e ciò costringe il paese all'auto difesa. Dunque una mossa dura in piena regola architettata dall'UE per indebolire la Russia utilizzando sempre il tema delle sanzioni ma allo stesso tempo rischiando di fare aggravare ancora di più la situazione già di per sé critica. C'è da sottolineare che la Lituania è un membro della NATO, quindi un possibile attacco militare da parte di Mosca contro di essa farebbe scattare l'articolo 5 dell'Alleanza Atlantica portando ad intervenire in suo soccorso, con mezzi militari e non, tutti gli altri Paesi membri. Sicuramente un attacco da parte di Mosca, seppur ipotizzabile, farebbe scoppiare in piena regola un conflitto su larga scala. Dunque se da un lato si cerca di trovare uno spiraglio di luce per fare sedere ai tavoli delle trattative le parti in conflitto, dall'altra le azioni che vengono prese giornalmente non fanno altro che gettare benzina sul fuoco ed esacerbare la situazione. 

Ovviamente un ritorno alla situazione prima dell'invasione come auspicato dall'ex segretario di stato americano Henry Kissinger per molti non può essere raggiunta se non con l'invio di armi, dunque resistendo all'esercito russo e costringendo Mosca ad una trattativa, mentre per altri sarebbe utili raggiungerla con un cessate il fuoco, in modo diplomatico, senza la via del combattimento affinché si possa negoziare sul Donbass e sulla Crimea. In ogni caso, la via del combattimento sembra essere quella scelta da entrambe le parti, con gli USA volenterosi a continuare il logoramento dell'apparato militare russo sul suolo ucraino, de facto in guerra contro Mosca come anche suggerito dal New York Times, e dall'altra Mosca che difende il popolo filo russo e separatista del Donbass non rinunciando a spingersi nella zona costiera per sue mire egemoniche e geostrategiche con il doppio obiettivo di strozzare l'Ucraina nella zona marittima ma allo stesso tempo conquistare spazi strategicamente rilevanti.