LA VOCE DEL DIRETTORE
Siamo ormai al dunque. Entro pochi giorni sapremo chi sarà il tredicesimo Presidente della Repubblica italiana. Numeri ballerini per il fattore Covid. Nei primi tre giri serviranno per eleggere il nuovo Presidente 671 voti poi, alla quarta chiamata, ne serviranno 504. Da Draghi al bis di Mattarella, da Berlusconi a Cartabia, da Casellati a Casini, siamo al toto Presidente. In realtà la situazione tra i partiti appare complicata, piuttosto fluida ma per così dire quantomeno opaca. La soluzione Mattarella bis sembra sempre più difficile da praticare vista la fermezza del Presidente di non voler proseguire, eppure sarebbe stata la soluzione più semplice lasciando l’agorà politica immutata fino alle prossime elezioni. Senza questa possibilità è evidente che ci sia il rischio di giocare una doppia partita colle-governo. Coloro che vorrebbero Draghi al colle giocano questa partita che ci appare sempre più lontana dalla realtà, ci giocano i Dem che hanno lavorato per super Mario Draghi al quirinale per poi pensare di prendersi palazzo Chigi defenestrando la Lega con Enrico Letta o piuttosto Dario Franceschini. Partita persa, decisamente. I Cinque Stelle restano in confusione. Del resto l’alternativa ad un colpo di mano e ad una spaccatura della maggioranza sarebbero le elezioni politiche anticipate che nessuno dei parlamentari vorrebbe con il rischio reale che in molti non sarebbero rieletti. Quindi ipotesi che ci sentiamo di bocciare. Casellati, Cartabia, Gentiloni non ci paiono plausibili. Pierferdinando Casini sarebbe invece percorribile ed è una ipotesi che regge. Poi c’è la candidatura di Berlusconi. Il centrodestra è unito ma è evidente che sia una candidatura divisiva e poco percorribile non per la caratura del Cavaliere ma piuttosto per le opposizioni troppo ostiche all’idea. E ci immagineremmo cosa potrebbe succedere con tale elezione in certi ambienti che si proclamano democratici ma nauseano di ideologie vetuste. E invece se Berlusconi pensasse a un paso doble? Lui è un uomo fin troppo intelligente per non capire di non poter accedere al colle e l’idea di far girare il suo nome, in qualche modo anche provarci ma consapevolmente e strategicamente pensare già a un dietro front volontario, sarebbe un meraviglioso coupe de theatre. Berlusconi potrebbe da grande gentiluomo e uomo della Nazione “sacrificare” la propria candidatura per esprimerne un’altra con la sua primogenitura: Gianni Letta. Uomo suo ma anche uomo di grande equilibrio e prestigio e in fondo, oltre le parentele, ben voluto anche dalla sinistra. Una strategia che potrebbe andare a segno senza colpo ferire e conquistare finalmente, per il centrodestra, il colle.
di Giovanni Salvia