CINA E LITUANIA AI FERRI CORTI

CINA E LITUANIA AI FERRI CORTI

A cura di Luigi Olita

Il governo della Lituania ha ultimamente concesso all'isola di Taiwan di aprire una sede diplomatica sul suo territorio. Un'azione che non è piaciuta a Pechino che ha condannato la violazione del principio di neutralità da parte di Vilnius e che sin da agosto ha aperto una diatriba diplomatica con quest'ultima, dimostratasi monolitica per quanto riguarda la concessione a Taiwan. La diplomazia cinese, dopo lo scacco diplomatico di Vilnius, non solo ha provveduto a ritirare il suo ambasciatore dalla Lituania, cosa fatta in seguito anche dalle autorità lituane, ma ha anche affermato che le relazioni tra la piccola Repubblica baltica ed il Dragone saranno riservate soltanto ad una diplomazia di stampo economico. Questo affronto da parte di Vilnius, che riguarda una delle dispute più calde del pianeta tra il blocco cinese ed il blocco occidentale, dimostra quanto l'Alleanza Atlantica si stia mettendo in azione per accerchiare il potente Dragone.

Taiwan è stata introdotta, ancora di più sotto la presidenza Biden, sotto l'ala protettiva degli USA. L'obiettivo della Casa Bianca è quello di allargare ancora di più il campo di protezione alla piccola isola, in funzione anti cinese, ma anche per lanciare un messaggio a Mosca. Quest'ultima ha relazioni di cooperazione economica e militare con la Cina in funzione anti americana ed il coinvolgimento da parte di Washington delle piccole Repubbliche baltiche nella diatriba contro l'asse sino-russo avrebbe lo scopo di militarizzare maggiormente la nuova cortina di ferro che separa il sistema della NATO da quello di Mosca e Pechino. Ovviamente, l'appoggio incondizionato a Taiwan, satellite americano nelle acque cinesi, non fa altro che indispettire Pechino, già resosi protagonista di violazioni dello spazio aereo e di dichiarazioni di conquista della piccola Repubblica di Cina. Il limbo diplomatico tra Vilnius e Pechino potrebbe peggiorare nelle prossime settimane, soprattutto perché dalle stanze di Washington e Bruxelles la paura per le spire del Dragone sono sempre più concrete e dunque è fondamentale coinvolgere più attori politici per contrastare la realpolitik cinese, ormai diventata un incubo per Washington.