ALTA TENSIONE NELLO STRETTO DI TAIWAN

ALTA TENSIONE NELLO STRETTO DI TAIWAN

A cura di Luigi Olita 

La visita a Taiwan della speaker della Camera dei rappresentanti degli USA, Nancy Pelosi, avvenuta negli ultimi giorni, ha segnato uno dei momenti di tensione più alti nei rapporti tra Cina e USA. La speaker era partita il 30 luglio da una base aerea in California per intraprendere un viaggio nell'Indo Pacifico visitando alcuni paesi asiatici alleati di Washington nella zona. Una delle tappe sarebbe stata proprio l'isola di Taiwan, considerata da Pechino come una provincia ribelle che prima o poi sarebbe stata ricondotta sotto l'autorità della Repubblica popolare Cinese. La visita di Pelosi, infatti, ha indignato fortemente Pechino, considerandola una violazione della sovranità cinese ed una ingerenza nei suoi affari interni. Lo stesso dipartimento della difesa statunitense aveva consigliato alla speaker della Camera di non atterrare a Taipei, per possibili ripercussioni da parte di Pechino, minacciate fino a qualche ora prima dell'arrivo della politica americana. Infatti le autorità politiche e militari cinesi hanno ripetuto fino all'ultimo che la visita della Pelosi non avrebbe di certo portato l'esercito di liberazione popolare a stare fermo, infatti sono iniziate sin da subito delle mobilitazioni militari e proprio in queste ore si sta verificando un lancio di missili cinesi nello stretto di Taiwan con tanto di elicotteri per perlustrare la zona.

La sfida lanciata da Nancy Pelosi alla Cina va in direzione di difendere la sovranità della piccola isola e della democrazia, come affermato dalla stessa nei colloqui con la presidente taiwanese ed il ministro degli esteri. Nonostante la politica della One China Policy portata avanti da Washington, si aggiunge un decreto del 1979, cioè il Taiwan Relations Act, secondo cui Washington si sarebbe impegnata ad intervenire a sostegno di Taiwan in caso di pericolo per la sua sicurezza. Nonostante il braccio di ferro di Pelosi contro Pechino, e la forte determinazione statunitense nel difendere Taipei, alla fine la speaker è ripartita per continuare la sua visita ai partner di Washington nell'Indo Pacifico. Le reazioni cinesi dopo la partenza di Pelosi non si sono fatte attendere, poiché dopo la convocazione dell'ambasciatore americano a Pechino al ministero degli affari esteri, sono state avviate esercitazioni militari, la sospensione del progetto di impianto di batterie CATL da 5 miliardi di dollari. Inoltre, È stato avviato un embargo sulla fornitura di sabbia naturale a Taiwan, la quale si occupa produzione di cemento e vetro. A ciò si aggiunge la sospensione delle importazioni da Taiwan verso la Cina di pesce e agrumi e il divieto alle aziende cinesi di collaborare con la Taiwan Democracy Foundation e la Taiwan International Foundation for International Cooperation and Development. Dunque la situazione è estremamente calda e ciò potrebbe fare presagire che le esercitazioni militari cinesi che si terranno fino all'otto agosto potrebbero nascondere un'operazione militare speciale 2.0 in salsa cinese per porre fine definitivamente alla ribellione di Taiwan. Un problema che il pentagono e la Casa Bianca tengono ben presente, non a caso il Carrier strike Group della USS Ronald Reagan è sempre all'erta vicino Taiwan.