AFGHANISTAN: INTERVISTA AL GENERALE VINCENZO LAURO

A cura di Luigi Olita
Una notizia che mai avremmo voluto apprendere, ed immagini strazianti che mai avremmo voluto vedere, ma che in ogni caso sarebbero state inevitabili. La presa di Kabul da parte dei Taliban è diventata realtà nella giornata di Ferragosto, dopo aver marciato senza fermarsi ed aver preso il controllo delle principali città quali Kandahar, Mazar-i-sharif ed Herat. Il governo afghano, sostenuto dall'Occidente, ha rassegnato le dimissioni. Il Presidente Ashraf Ghani è fuggito in Tagikistan, anche se secondo alcune fonti si sarebbe recato in Uzbekistan. Ovviamente l'arrivo dei Taliban a Kabul ha fatto piombare nel terrore la popolazione, fiduciosa negli eserciti occidentali e soprattutto nel Presidente Biden. Ciò non è avvenuto e la folle corsa verso gli aerei militari giunti per trasportare in salvo il personale diplomatico americano, si è trasformata in una vera e propria corsa verso la morte.
Il nuovo ordine regionale che si appresta a proporsi al resto dello scacchiere asiatico e mondiale, vedrà i Taliban al potere del rinato Emirato islamico dell'Afghanistan. Ancora non si sa chi sarà il nuovo Presidente in pectore, anche se le numerose indiscrezioni farebbero ricadere il ruolo sul Mullah Baradar, uomo propenso al dialogo con le grandi potenze. Quindi, un cambio dello scacchiere geopolitico, che siamo andati ad analizzare con Vincenzo Lauro, Generale in riserva, ufficiale dei bersaglieri, già portavoce dell'Esercito italiano di stanza ad Herat. Il Generale Lauro oltre ad essere stato portavoce del contingente italiano ad Herat, vanta un vasto bagaglio di esperienza internazionale, essendo stato in Macedonia, Kosovo ed anche portavoce delle forze terresti della missione Antica Babilonia in Iraq nel 2003.
VIG:Generale Lauro, come reputa la crescita dei talebani in questi anni e soprattutto i cambiamenti avvenuti in Afghanistan? Da semplici pastori abitanti delle montagne a macchine da guerra inarrestabili?
L: La mia generazione di soldato comandante è cresciuta nei Balcani, ed ha avuto la piena maturazione in Afghanistan con incarichi anche di staff all'interno dei comandi internazionali. Durante i primi anni, i talebani erano armati con armi sovietiche e poca tecnologia, dimostrando la loro superiorità con la conoscenza del territorio. Con il passare degli anni, hanno acquisito la migliore filiera delle armi made in USA e molta della loro tecnologia.
VIG:Una crescita esponenziale dell'apparato talebano, sia dal punto di vista politico che militare. Attualmente, essendo loro i primi interlocutori all'interno del Paese, quali saranno le relazioni con le principali potenze, cioè Stati Uniti d'America, Russia e Cina?
L: A mio parere, anche grazie agli Accordi di Doha, gli americani si sono sempre più avvicinati ai talebani, consci di non poter portare a casa la vittoria. La Russia e la Cina, invece, pur mantenendo dei contatti importanti con i talebani, si muovono in modo più attento e guardingo in questo panorama, cercando di capire anche le intenzioni del nuovo governo afghano sui Paesi confinanti. Le prossime settimane saranno decisive, e vedremo come si muoveranno le diplomazie.
VIG:L' Italia invece? Roma ha avuto comunque un peso molto importante all'interno del panorama afghano, sia come membro della NATO, che come attore posto in una zona strategica come Herat. Le relazioni diplomatiche tra l'Italia ed i talebani saranno condizionate a quelle che si stringeranno tra Washington ed il rinato Emirato, oppure ci sarà una presa di posizione da parte di Roma per riconoscere il nuovo governo?
L: Il ruolo dell'Italia è stato fondamentale in Afghanistan, ma su questo punto direi che l'Italia è nella scia della NATO, e quest'ultima è americana dipendente. È probabile che il lavoro
diplomatico sarà comune e incentrato dunque sul lavoro dell'Alleanza Atlantica.
VIG:Oltre a Cina, USA e Russia, anche altri attori stanno cercando di entrare all'interno del "Nuovo Grande Gioco". Turchia ed Iran, la prima sempre più stella polare dell'Islam, mentre il secondo arci nemico di Washington. Quale sarà, secondo lei, il ruolo di questi due rispettivi stati?
L: La Turchia, sia dal punto di vista religioso che militare e diplomatico, si sta sempre più affermando come punto di riferimento fondamentale, ed è destinata a giocare un ruolo da protagonista nel rapporto diplomatico con il nuovo Emirato. Per quanto riguarda l'Iran, vedremo nelle prossime settimane cosa succederà oltre confine e come dialogheranno le rispettive delegazioni.
VIG:Dopo aver descritto una panoramica dei rapporti diplomatici tra i talebani ed i vari attori, non bisogna dimenticare quali saranno i rapporti tra Taliban, Isis ed Al Qaeda. Ci potrà essere un riavvicinamento tra talebani ed Isis? Oppure saranno destinate a scontrarsi per affermare la loro idea all'interno del mondo islamico?
L: Credo che i talebani non abbiamo mai interrotto i rapporti né con Al Qaeda, ne con l'Isis. Dunque sarà fondamentale analizzare il fattore terrorismo una volta che si formerà e si stabilizzerà il nuovo Stato e Governo, e come saranno puntati gli occhi delle grandi potenze sulle azioni dei talebani con questi gruppi terroristici.